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Otarda

Otarda

Generalità e morfologia:
E’ il più grande tra tutti gli uccelli terrestri europei e uno tra i più grandi volatili del mondo. La femmina è molto più minuta del maschio. Supera raramente i cinque chilogrammi, mentre il maschio raggiunge gli 11 o i 12 Kg e talvolta arriva persino ai 18. Le zampe e il collo sono lunghi. Il piumaggio è rossastro, striato di nero sul dorso, beige sul petto e bianco sul ventre. Durante il periodo della riproduzione, il maschio porta ai lati della testa lunghi “baffi” bianchi. La femmina, invece, è priva di questo ornamento e il suo piumaggio risulta più tenue. L’otarda si riproduce nei terreni erbosi, nelle steppe, nei campi di cereali del centro e delle zone orientali dell’Europa, in Africa del nord e nell’Asia occidentale e centrale. Nell’Europa occidentale nidifica soltanto nella penisola iberica. Probabilmente un tempo la specie era diffusa su tutto il continente, oggi, il suo habitat è discontinuo. Una caccia accanita sta decimando questo animale, solo severe misure adottate recentemente l’hanno salvata da una probabile estinzione soprattutto in Repubblica Ceca e Slovacca ma anche in Germania. Anche nelle steppe siberiane l’otarda è meno numerosa;in Italia è di passo irregolare e piuttosto rara.

Le migrazioni dell’otarda sono molto irregolari, tanto che la si può considerare una specie stanziale. I rari migratori vanno a svernare nel bacino del mediterraneo e nell’Asia meridionale.

Comportamento e abitudini:
E’ un uccello gregario e vive in piccoli gruppi composti da una ventina di individui. Un tempo la specie, molto più numerosa, formava gruppi anche di un centinaio di esemplari. L’otarda è un animale estremamente diffidente e presta grande attenzione ai più lievi mutamenti che avvengono nei luoghi dove si reca per cercare il cibo. L’otarda cammina a passi lenti e misurati, che le conferiscono un aspetto maestoso, in caso di necessità corre veloce come un cane da caccia. Prima di alzarsi in volo prende una breve rincorsa per qualche metro con le ali aperte, poi si alza lentamente senza sforzo con un battito d’ali regolare. Non sale molto in alto, ma vola così veloce che si allontana presto dal pericolo. Vola con il collo proteso, le zampe orizzontali e il corpo incurvato. Questa posizione permette di riconoscere l’otarda anche a distanza. Ha una voce rauca e profonda, è possibile udirla solo da vicino, poiché emette grida solo quando eccitata o inquieta. In inverno l’otarda si nutre di ravizzone e cereali che integra in estate con molti insetti. Talvolta mangia anche topi campagnoli, uova e nidicoli. Per facilitare la digestione inghiotte a intervalli regolari dei sassolini. Per dissetarsi beve la rugiada che ricopre l’erba. Verso la fine di febbraio gli uccelli abbandonano i pascoli spostandosi separatamente, in preda ad una inquietudine, corrono senza meta.

Corteggiamento:
I maschi si battono per il possesso delle femmine, mentre queste si allontanano verso le colline; talvolta seguite dai maschi che le camminano a fianco in un atteggiamento orgoglioso, gonfiando il petto come un tacchino, le piume della coda spiegate a ventaglio. Un sacco membranoso sottocutaneo, posto nella regione dell’esofago, si gonfia idi aria facendo sembrare il collo più voluminoso. Eccitatissimo reclina la testa all’indietro fino a toccare il dorso, allarga e abbassa le ali verso il suolo, infine abbassa il petto e assume l’aspetto di una grossa palla di piume. I maschi si affrontano precipitandosi l’uno contro l’altro con balzi prodigiosi, tentando di colpirsi con il becco e le zampe. Il combattimento avviene sul terreno e gli avversari si inseguono senza mai prendere il volo. Saltano e volteggiano con un’agilità di cui non li si crederebbe capaci. I maschi più robusti riescono ad impossessarsi di una o due femmine, mentre i giovani tentano piuttosto goffamente di imitare le lotte degli adulti. L’otarda si mostra assai prudente nella scelta del luogo dove costruire il nido. Gli uccelli vecchi sono più prudenti di quelli giovani. Quando le spighe dei campi sono abbastanza alte per nascondersi, la femmina orna di erbe secche una piccola depressione del terreno e vi depone due o tre uova assai grosse, dal guscio verde chiaro macchiettato di verde scuro. Covando, la femmina tiene il collo diritto, ma se si sente osservata lo stende in orizzontale. All’avvicinarsi di un nemico, si allontana velocemente.

Riproduzione:
Dopo un’incubazione di 24 giorni, i pulcini escono dall’uovo coperti di un piumino brunastro macchiettato di nero. Dopo averli asciugati e riscaldati con il calore del suo corpo, la madre li conduce con se ovunque, sorvegliandoli costantemente. In caso di pericolo svolazza intorno al nemico e cerca ogni sorta di stratagemma per distoglierne l’attenzione dalla prole, che nel frattempo si appiattisce sul terreno serrati gli uni contro gli altri. I piccoli vengono nutriti con larve e vermi scovati dalla madre grattando nel terreno. Il loro sviluppo è molto lento, all’inizio hanno un’andatura esitante e difficoltà a procurarsi il cibo quotidianamente. Per addomesticare l’otarda, occorre prenderla quando è piccola, perché gli esemplari adulti non riescono a sopportare la perdita della libertà. Non presenta problemi nell’alimentazione, ma non è semplice allevarla, è necessario esercitare una costante attenzione affinchè l’ambiente in cui l’animale è tenuto sia sempre caldo e asciutto. Una volta abituata l’otarda può vivere a lungo senza mai uscire dal suo recinto, il quale deve essere ampio e arioso.