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Catostylus tagi

Catostylus tagi

La Catostylus tagi è una medusa facente parte della famiglia dei Catostylidae, famosa soprattutto in quanto è una tra le prime specie presenti da poco nei nostri mari. Il 25 giugno del 2010, durante una delle tante immersioni svolte dall’istruttrice Maria Ghelia del Centro Immersioni Pantelleria, l’esperta si è ritrovata davanti una medusa mai vista prima d’ora. Con un cappello di circa 50 cm di diametro, strani tentacoli ed una colorazione che va dal bianco all’azzurro, questa medusa incuriosì molto Ghelia, in quanto era un esemplare totalmente nuovo.

Dopo un lungo studio nel quale furono visionati numerosi libri, la ricercatrice non trovando risposte, pubblicò la foto su Facebook e la inoltrò anche al Professor Ferdinando Boero dell’Università del Salento (autore del programma “Occhio alla medusa” del 2009/2010). La risposta arrivò subito dopo, indicando questo esemplare come la Catostylus tagi, medusa presente normalmente nell’Oceano Atlantico e in Portogallo. È molto probabile che questo esemplare abbia percorso tutto lo stretto di Gibilterra, fino ad approdare nei nostri mari, nei quali risiede ormai stabilmente. Fortunatamente non è un esemplare molto urticante, anche se, in caso di contatto, bisogna provvedere immediatamente a somministrare l’apposita pomata o dell’ammoniaca, per lenire il bruciore.

Questo esemplare è molto bello, in quanto, se osservata sott’acqua, presenta particolari riflessi azzurri, che la contraddistinguono dagli altri della sua specie. In alcuni paesi è oggetto di acquacoltura e in Cina e in Giappone è considerata commestibile; sono numerose le meduse catturate e servite come pietanza tipica dei Paesi orientali. Grazie ai suoi particolari tentacoli, la Catostylus tagi riesce a cibarsi di crostacei, piccoli pesci, zooplancton e fitoplancton.

Il suo cappello, formato per un terzo da collagene è attualmente oggetto di studio, in quanto la sua composizione potrebbe essere di aiuto per diversi settori. Questa medusa, a differenza delle altre, ama vivere in zone sabbiose poco profonde, dove si mimetizza tra di essa.