I piccoli pesci pagliaccio si affidano alle loro capacità uditive per evitare le barriere coralline che durante il giorno popolano di predatori, ma uno studio recente dell’ Università di Bristol mette in luce come l’acidità degli oceani stia compromettendo tali facoltà uditive.
Sin dall’inizio della rivoluzione industriale quasi la metà della CO2 prodotta dai combustibili fossili è stata assorbita dall’oceano, facendo abbassare il pH ad una velocità superiore agli ultimi 650.000 anni, con conseguente acidificazione degli oceani.
Recenti studi hanno dimostrato che questa acidificazione compromette il senso dell’olfatto del pesce pagliaccio. In aggiunta, un nuovo studio pubblicato in Biology Letters dimostra che anche l’udito ne risente fortemente.
Lavorando a fianco del professor Philip Munday della James Cook University, il principale autore dello studio, il dottor Steve Simpson della Scuola di Scienze Biologiche presso l’Università di Bristol, ha allevato larve di pesce pagliaccio in diversi ambienti con differenti concentrazioni di CO2.
“Abbiamo allevato alcuni cuccioli di pesci pagliaccio in ambienti simili a quelli di oggi, e poi abbiamo applicato tre altri trattamenti in cui abbiamo aggiunto CO2 sulla base delle previsioni del Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici per il 2050 e il 2100“, ha detto il dottor Simpson.
Dopo 17-20 giorni di allevamento, il Dr. Simpson ha monitorato la risposta del cucciolo di pesce pagliaccio ai suoni che si possono ascoltare nei pressi di una barriera corallina, ricca di predatori, ovverosia rumori prodotti da crostacei e pesci.
“Abbiamo progettato un tipo completamente nuovo di camera sperimentale che ci ha permesso di riprodurre il rumore della barriera corallina attraverso un altoparlante subacqueo”, ha continuato il dottor Simpson. “I pesci allevati in condizioni odierne nuotavano lontano dai rumori tipici dei predatori, ma quelli allevati in ambienti con quantità di CO 2 simili a quelle previste per il 2050-2100 non ha mostrato alcuna risposta.“
Questo studio dimostra che l’acidificazione degli oceani non riguarda solo i sistemi sensoriali esterni, ma anche quelli interni.
Le orecchie del pesce si trovano in profondità, nella parte posteriore della testa, quindi condizioni di pH basso possono avere un profondo impatto sul funzionamento completo del sistema sensoriale.
La capacità dei pesci di adattarsi a condizioni in rapido mutamento non è prevedibile.
Il Dr Simpson ha poi concluso dicendo: “Quello che abbiamo fatto qui non è stato nient’altro che mettere i pesci di oggi in ambiente di domani, e gli effetti sono potenzialmente devastanti. Quello che non sappiamo è se, nelle prossime generazioni, i pesci possono adattarsi e tollerare l’acidificazione degli oceani“.