Il fatto che alcuni animali (in particolare svariate specie di uccelli) trovati su alcune isole incontaminate, siano più o meno rari, pare sia da imputare agli effetti della presenza umana ed alla sua relativa attività.
Questa teoria è valida sia per le isole che per alcune zone isolate sulla terraferma, habitat perfetto per specie animali uniche, così come avviene sulla alte cime del Sud America.
La storia naturale delle isole è costellata di esempi di specie insolite che vivono in posti esclusivi, come ad esempio l‘Oca delle Hawaii e le tartarughe delle Galapagos oramai sempre più vicine all’estinzione a causa della presenza degli esseri umani.
James Rosindell, dell’Università di Leeds ha infatti dichiarato:
“I Modelli ecologici hanno avuto la tendenza a concentrarsi sul numero totale di specie diverse che ci si potrebbe aspettare di trovare su un’isola, piuttosto che su quanto siano più o meno rare queste specie, e anche sul fatto che non siano uniche per l’isola. Il nostro modello è in grado di predire il modo in cui le nuove specie si sviluppano in isolamento dalla terraferma così come è in grado di prevedere il numero di individui di ciascuna specie che ci si potrebbe aspettare di osservare in un habitat naturale. Tuttavia, ci sono pochi dati sulle dimensioni della popolazione e questo mette in evidenza una lacuna che compromette una conoscenza approfondita di questi modelli, lacuna che dobbiamo quindi colmare.“
I ricercatori hanno raccolto dati sulle specie di uccelli osservate in 35 tra isole e arcipelaghi.
La genetica moderna permette di identificare quali specie divergono al fine di creare nuove specie, cosicché il team di ricercatori è stato in grado di testare questo modello ecologico con i dati reali.
Il modello supportato dai dati mostra che, mentre le isole vicine alla terraferma non hanno specie uniche, le isole più distanti tendono ad avere specie uniche strettamente collegate alle specie del continente. Solo le isole e gli arcipelaghi più lontani dalla terraferma sono luoghi in ci si aspetta di individuare un gran numero di specie rare strettamente legate le une alle altre, come i fringuelli di Darwin presenti nell’arcipelago delle Galápagos e nelle Hawaii.
Durante il suo viaggio alle isole Gapalagos Charles Darwin scoprì diverse specie di fringuelli che variavano leggermente da isola ad isola, ennesima prova di quella che stava per diventare la sua teoria sull’evoluzione delle specie.
Le isole Galapagos sono composte da 13 isole maggiori e più di un centinaio di piccole isole a cavallo della linea equatoriale di fronte alla costa dell’Equador. Le Galapagos ospitano una vasta gamma di specie animali come le Tartarughe giganti, iguane, foche, leoni marini, squali, razze e 26 specie native di uccelli; 14 delle quali formano il gruppo conosciuto come i Fringuelli di Darwin. Fringuelli che sono considerati come i vertebrati più veloci al mondo ad essersi evoluti sia morfologicamente che a livello comportamentale in seguito a rapidi cambiamenti ambientali.
“Questo modello è ancora nelle sue prime fasi di sviluppo, ma speriamo che ci aiuterà ad iniziare uno studio più approfondito delle dimensioni della popolazione sulle isole”, spiega Albert Phillimore dell’Imperial College di Londra, “Il confronto tra le previsioni di vari modelli e i dati reali ci possono aiutare a identificare altri fattori che entrano in gioco, come ad esempio ulteriori processi ecologici oltre l’intervento umano, non si esclude che in futuro, useremo questo modello per fare delle previsioni relative alla strategie di salvaguardia delle specie rare“.