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Le strategie di caccia del lupo

Come ogni altro animale, anche i lupi hanno bisogno di nutrirsi. Gli animali generalmente vengono distinti in erbivori, che si nutrono di alimenti vegetali, carnivori, che si nutrono di altri animali e onnivori, che si nutrono da entrambe fonti. Il lupo è un animale carnivoro, anche se non strettamente, perché teoricamente può sopravvivere senza mangiare carne (a differenza di un leone che non potrebbe il quanto il suo organismo non è in grado di sintetizzare un amminoacido essenziale, la Taurina).

Ovviamente, in natura il lupo si comporta da carnivoro e l’attività che occupa la maggior parte della sua giornata è la caccia. Ogni giorno un lupo, o un branco di lupi, esplora circa il 10% del proprio territorio alla ricerca di prede. La caccia in branco, a fini nutrizionali, non è migliore della caccia singola: infatti in branco si riescono a prendere più prede, ma ci sono più bocche da sfamare.

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La prima cosa che un lupo fa quando esce a caccia è l’individuare la preda. Lo fa soprattutto utilizzando due sensi, l’udito e l’olfatto, ma soprattutto il primo: il lupo ha un udito finissimo, riesce a percepire i passi di una preda anche a qualche chilometro di distanza. L’olfatto è ovviamente migliore del nostro, ma è molto più debole di quello del cane (del cane comune, quello che abbiamo in casa), e questo è dovuto al fatto che il cane è stato selezionato dall’uomo proprio per il suo olfatto.

Una volta individuata la preda, sta fermo direzionandosi dalla sua parte, per essere sicuro di aver sentito una preda e non un altro rumore e per capire, dai suoni, la mole della preda stessa. Le prede sono molto varie, e vanno da animali molto grandi come i cervi e le alci a prede molto piccole come i topi, le arvicole o i conigli. Il comportamento di questi animali al sopraggiungere del lupo, o dei lupi, varia e per questo i lupi devono organizzarsi. A questo stadio un lupo può richiamare gli altri con il classico ululato e avvertirli della presenza di una preda.

I lupi, quindi, si avvicinano, indipendentemente dal loro numero, alla preda. Inizialmente camminano lentamente, per non farsi sentire, per poi accelerare il passo man mano che si avvicinano alla preda.

A questo punto c’è una differenza fondamentale tra le prede più piccole e le più grandi. Quelle piccole iniziano a scappare, mentre le più grandi tendono a stare ferme e, nel caso, contrattaccano. Se le prede scappano, i lupi (o il lupo, se si tratta di una preda molto piccola) iniziano a correre e cercano di acchiapparle; i piccoli animali vengono catturati oppure si nascondono, mentre quelli grandi, nel caso in cui scappino, vengono rincorsi per un paio di chilometri al fine di stancarli, per poi colpire.

Le prede più esperte possono contrattaccare e difendersi utilizzando le corna (pensiamo ai bovini), e in molti casi si dispongono in modo da individuare l’arrivo dei predatori. Molte prede, ad esempio, dormono in cerchio o dormono guardando in direzioni opposte in modo da aiutarsi nel caso di aggressione da parte dei lupi.

Il lupo che colpisce la preda è sempre il lupo più esperto (di solito il capobranco, ma non è detto); per evitare il rischio di contrattacco, è importante che il lupo infligga uno, massimo due morsi, alle parti vitali così da uccidere subito. È una tecnica imparata ed affinata negli anni di permanenza nel branco.

Se viene trovata una preda morta a causa dell’attacco di un canide, è semplice distinguere l’attacco del lupo dall’attacco del cane. Se è stato un lupo, troveremo pochissimi morsi. Se è stato un cane, magari abbandonato dai padroni che attacca per fame e, soprattutto, per istinto di caccia ma che essendo cresciuto tra le persone è privo di una tecnica, inizia a mordere qualsiasi punto per poi colpire, in pratica per caso, un punto vitale.

È un po’ lo stesso modo per distinguere, in medicina legale, un serial killer (uomo) esperto da un dilettante: l’esperto conosce il punto vitale e può uccidere con una solo colpo; un dilettante, o una persona presa da raptus uccide con molti colpi, o spari, o coltellate.

Le parti della preda che vengono colpite variano: nel caso delle piccole prede vengono morse per intero, solitamente nella parte anteriore, che le uccide all’istante grazie alla rottura dei nervi del collo. Per le prede un po’ più grandi come le pecore viene morso il collo, scindendo in un solo colpo la trachea, le arterie carotidi e le vene giugulari che portano il sangue al cervello, arrivando a morte in pochi minuti. Per e prede ancora più grandi come i cervi o i bovini viene attaccato il perineo: è la parte che comprende i testicoli e comunque i genitali, e un morso lì non è mortale, ma è così doloroso che la preda smette di scappare e solitamente cade, per morire dopo poco a causa dello sventramento.

Il lupo capobranco mangia per primo, iniziando dai visceri come lo stomaco e l’intestino; poi tocca agli altri membri del branco. Quando tutti sono sazi, considerando che l’estensione massima dello stomaco di un lupo è di 15 litri (se fosse riempito completamente un lupo potrebbe digiunare per 20 giorni) la carcassa rimanente viene suddivisa e portata via dai membri del branco, tirando nelle varie direzioni, che la consumeranno in seguito.

Per questo è molto difficile trovare la carcassa di un animale ucciso da un lupo: può succedere se c’è un intervento umano (il pastore che si accorge dell’attacco) e i lupi scappano, o se l’animale è troppo pesante per essere trasportato o, infine, se l’animale si trovava dentro ad un recinto da cui non può uscire.