Home Mammiferi Orso nero americano

Orso nero americano

Orso nero americano

Generalità e morfologia:
L’Orso nero americano, Ursus americanus, meglio conosciuto con il nome di Barnibal  è un mammifero onnivoro della famiglia degli Ursidae.  La sua grande mole ed il caratteristico mantello bruno – che nonostante il nome sembri suggerire sia completamente nero, in realtà può presentare anche riflessi chiari color cannella – ne fa un simbolo indiscusso della fauna americana. Questo grande mammifero può raggiungere addirittura l’altezza di due metri per un peso superiore ai 300 kg. La specie è dotata di uno sviluppatissimo senso dell’olfatto che gli permette di individuare le prede anche a grande distanza.  

Habitat:
Gli Orsi neri americani sono molto diffusi in tutto il Nord America, dal Canada sino al Messico. In genere abitano le foreste pluviali caratterizzate da un clima temperato ed umido ed i boschi di conifere ma non è raro osservarne un gran numero anche in prossimità di paludi o a grandi quote d’altezza. Vita sociale e comportamento: Non è un caso che la parola Orso venga usata come appellativo per definire persone particolarmente solitarie e diffidenti: l’animale infatti erra solitariamente presso grandissime distese e difficilmente se ne osservano due esemplari assieme. Contraddistinto da una voracità fuori dal comune, l’Orso è praticamente capace di mangiare qualsiasi cosa, dalle carogne ai pesci, dai mammiferi ai rifiuti prodotti dall’uomo e spesso questo rappresenta un pericolo poiché può spingersi in prossimità di insediamenti umani. Dopo aver fatto una grande scorta di grasso, nella bella stagione il Banibal cerca una grotta o una tana accogliente  presso la quale dimorare durante il periodo del  letargo rimanendo per periodi diversi a seconda del clima in cui vive.

Corteggiamento e riproduzione:
Dopo una gestazione di circa 8 mesi le femmine della specie danno alla luce dai due ai tre cuccioli. Alla nascita quest’ultimi sono ciechi e sprovvisti di pelo, questa particolare condizione di debolezza spinge la mamma ad accudirli per lungo tempo, permettendo loro di uscire dalle tane solo dopo alcuni mesi e di cominciare a vivere autonomamente solo ai due anni di età.